Chiedersi Perché?

La domanda ”Perché?” mi permette di spiegare situazioni fantasiose,  di approfondirle e renderle plausibili (quantomeno all’interno della storia che sto scrivendo). Quando possibile preferisco non allontanarmi troppo dalla realtà a cui siamo abituati, in modo da dare al lettore la sensazione che quello che scrivo potrebbe accadere anche nella sua vita.

Nel creare il personaggio di Funziona ho deciso che non avesse un nome: da una parte questa situazione insolita aveva del potenziale “interessante”, dall'altra mi ha richiesto di spiegarne il motivo.

Per settimane mi sono dunque chiesto “Perché Funziona non ha un nome?”, e questa volta l’idea è nata da una situazione reale: passeggiando per il centro di Bologna mi sono imbattuto nel grande lampione presente in piazza Nettuno, un lampione speciale perché viene acceso quando nasce un bambino in città. Questo spunto mi è tornato utile per costruire una spiegazione sul perché il mio protagonista fosse senza nome.

Ecco quindi che ho modificato il funzionamento del lampione, per adattarlo alle mie esigenze: nella storia non solo il lampione si accende quando c’è una nuova nascita, ma lampeggia in codice Morse il nome del nascituro.

Questa idea è stata ulteriormente espansa: ho immaginato che dalla finestra del Comune, le cui finestre danno sul lampione, una diligentissima dipendente comunale passasse le giornate a osservarlo, pronta a trascrivere e ufficializzare i nomi dei neonati cittadini.

Il lampione è dunque diventato un “telegrafo luminoso” che collega la scelta dei genitori al registro dell’anagrafe, e questo sistema mi ha fornito un numero sufficiente di elementi da combinare per scrivere la storia. Tra le idee possibili c’erano:

  • nel momento in cui il lampione trasmetteva il nome di Funziona la diligentissima (ma altrettanto umana) funzionaria era andata in bagno, perdendo così l’occasione di certificare il nome del protagonista e condannandolo ad un'esistenza priva di nome
  • qualcuno aveva strappato la pagina del registro in cui era presente il nome di Funziona, o il suo nome era stato reso illeggibile (un po’ di caffè rovesciato? O la penna ha smesso di funzionare proprio in quel momento?)
  • mentre l’ospedale telegrafava il nome qualcosa ha impedito al lampione di lampeggiare a dovere: un blackout nella piazzetta? La lampadina fulminata?
  • in una giornata particolarmente soleggiata la funzionaria ha sbattuto le palpebre esattamente negli stessi istanti in cui il lampione lampeggiava il codice Morse: una sincronizzazione così improbabile da non essere mai stata presa in considerazione da nessuno

Partendo quindi da una situazione insolita ("Il protagonista non ha un nome") e chiedendomi “Perché?” sono quindi partito alla caccia di una spiegazione.

Avrei anche potuto a chiedermi "Perché":

“Perché hanno installato un lampione così?”

Perché nel Comune non erano presenti telefoni con cui passare le informazioni.

“E perché nel Comune non erano presenti i telefoni?”

Perché il Sindaco non sopportava il loro squillare.

“E perché il Sindaco non sopportava il loro squillare?”

Perché mentre era in fasce i genitori lasciavano il cellulare nella sua culla, e l’idea di quel rumore fortissimo ancora lo perseguitava in sogno.

“E perché i genitori mettevano il cellulare nella culla?”

Perché così non lo perdevano (un bambino è più difficile da perdere di un telefono)

oppure

Perché così potevano dire agli amici «Non chiamare che svegli mio figlio.»

In questa catena aggiuntiva di “Perché?“ abbiamo creato e introdotto il personaggio del Sindaco e la sua stranezza, e per spiegarla abbiamo parlato della sua infanzia e dei suoi genitori. Inoltre ogni risposta era solo una delle possibili, e saremmo dunque potuti arrivare in un posto completamente diverso!

Combinare gli strumenti

Mano a mano che prendi confidenza con uno strumento prova a utilizzarlo anche negli esercizi successivi, come ripasso e per cominciare a vedere come le idee si alimentano tra di loro. Ad esempio applicando lo strumento dell'immaginare le conseguenze puoi esplorare le conseguenze di un lampione del genere:

“Cosa succederebbe se avessimo un lampione che lampeggia i nomi dei neonati?”

Potrebbero nascere nomi nuovi, strani da pronunciare ma che fanno lampeggiare il lampione in modo bello?

"E cosa succede quando nasce un bambino con quattro nomi e sette cognomi? Il lampione lampeggia impazzito e il tecnico va a ripararlo perché lo crede difettoso?"

Quest'ultima idea mi ricorda la storia "Il semaforo blu" di Rodari:


Il semaforo blu

Una volta il semaforo che sta a Milano in piazza Duomo fece una stranezza. Tutte le sue luci, ad un tratto, si tinsero di blu, e la gente non sapeva più come regolarsi.– Attraversiamo o non attraversiamo? Stiamo o non stiamo?Da tutti i suoi occhi, in tutte le direzioni, il semaforo diffondeva l’insolito segnale blu, di un blu che così blu il cielo di Milano non era stato mai.

In attesa di capirci qualcosa gli automobilisti strepitavano e strombettavano, i motociclisti facevano ruggire lo scappamento e i pedoni più grassi gridavano:– Lei non sa chi sono io!Gli spiritosi lanciavano frizzi: – Il verde se lo sarà mangiato il commendatore, per farci una villetta in campagna.– Il rosso lo hanno adoperato per tingere i pesci ai Giardini.– Col giallo sapete che ci fanno? Allungano l’olio d’oliva.

Finalmente arrivò un vigile e si mise lui in mezzo all’incrocio a districare il traffico. Un altro vigile cercò la cassetta dei comandi per riparare il guasto, e tolse la corrente. Prima di spegnersi il semaforo blu fece in tempo a pensare: “Poveretti! Io avevo dato il segnale “via libera” per il cielo. Se mi avessero capito, ora tutti saprebbero volare. Ma forse gli è mancato il coraggio”.

Da Favole al telefono di Gianni Rodari


Come vedi lavorando con la fantasia possiamo unire puntini che vengono da tutte le parti e arrivare a collegare cose all'apparenza lontane. La fantasia unisce e collega.

LEGGI: Dolce, la storia di Hansel e Gretel

Ora tocca a te

Ti ho preparato alcuni “Perché?” con cui puoi esercitarti a rispondere in tutti i modi che ti passano per la mente. Quando esaurisci le idee puoi fare ricerche per scoprire la risposta “vera”: come vedremo anche approfondire la verità è una fonte formidabile di materiale creativo.

Rispondi in più modi che riesci

  • Perché abbiamo cinque dita (sia nelle mani che nei piedi)?
  • Perché le balene non sono pesci?
  • Perché la Terra non esce dall’orbita in cui ruota intorno al Sole?
  • Perché abbiamo deciso che le banconote valgono più delle monete?
  • Perché in agosto si vedono più stelle cadenti?
  • Perché i fogli hanno quelle dimensioni (A4, A3,…)?
  • Perché contiamo in base dieci?
  • Perché abbiamo deciso che le case andassero costruite per terra e non sugli alberi (o sugli scogli)?
  • Perché la pasta con le melanzane si chiama “alla norma”?
  • Perché i poeti scrivevano con undici sillabe e non dieci o diciassette?
  • Perché crescendo le giornate sembrano passare più velocemente?

RIASSUNTINO

La domanda ”Perché?” permette di scavare in profondità, e di far emergere dettagli, spiegazioni e contesti fantasiosi. Ogni volta che usiamo un “Perché?” scendiamo di un livello rispetto allo spunto di partenza, e usandone una catena arriviamo in posti sorprendenti (ma plausibili).

PROSEGUI >