Miniera
Siamo sicuri che la storia dei sette nani sia rosea come ce l'hanno raccontata?
Qui troviamo una versione differente, narrata da uno dei suoi protagonisti.
La storia
Piccono con forza la roccia per renderla pietre e detriti
E madido di sudore ripenso al giorno in cui siamo fuggiti
Sette nani fratelli, brutti, goffi e con il nasone
Scappati dal circo per una vita fuori dal tendone
Arrivati di nascosto in un paese straniero e sconosciuto
Imbatterci in una donzella: che fortuna abbiamo avuto!
Elegante nei vestiti, la voce un inno alla purezza:
“Vi darò un compito di cui solo voi siete all’altezza!”
Quando ci ha portato i picconi il sospetto m’è venuto
Che sperar nella bontà altrui non sia poi così astuto
E infatti eccoci qui, lei in paese per mostrarsi bella
Noi curvi a spaccar roccia e ancora roccia, sottoterra.
Ma la cosa peggiore non è vivere in un cunicolo,
La misera paga o il costante senso di pericolo
Ma ciò a cui siamo costretti tutti i giorni, senza eccezione,
Per soddisfare della madamigella il sadismo e la perversione:
Costretti a cantare senza sosta una canzoncina orrenda
Pena non vederci serviti i pasti, per non parlar della merenda
Esser considerati oggetti, chiamati con nomignoli offensivi
Come a voler ridimensionare una dignità di cui siam già privi.
Esitiamo perché per esperienza cambiare è un sorteggio
E tante le pescate in cui ti va di male in peggio
Ma mentre le mie mani nere si sfogano sulla roccia
Sogno la fuga, il mondo fuori e la pioggia, goccia dopo goccia
Il piano è di fuggire e fingerci statue nei giardini
Una vita all’aperto, il verde e le occhiate dei bambini
Dopo esser stati scherniti giocolieri e sfruttati minatori
Stare immobili e meditare. Sotto le stelle. Fuori.