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Il pianista senza mani

C'era un pianista che, finita l'ennesima tournée, si accorse che era dall'età di dodici anni che non si prendeva una vacanza come si deve. Non si ricordava di aver mai passato più di un giorno senza suonare il pianoforte, come se mettere le dita su quei tasti bianchi e neri fosse diventato necessario per esistere.
Il pensiero di prendersi una pausa gli era talmente estraneo che subito la mente lo intasò di dubbi e preoccupazioni: come poteva sapere con certezza che in qualche giorno non avrebbe perso tutta la sua abilità sulla tastiera? O che le dita, in assenza di allenamento, non si sarebbero rimpicciolite fino a rendere le ottave impossibili da suonare? E se una volta visto un mondo fatto di poltrone e divani non avrebbe ritrovato la voglia di rimettersi su quello scomodo sgabello?
Dovette ricorrere a tutta la propria razionalità per mettere a tacere quelle voci conservative, e così decise che si sarebbe preso una settimana di vacanza: sarebbe salito su una nave per raggiungere un'isola in cui stare tranquillo.
Scrisse al suo agente che sarebbe stato indisponibile per qualche giorno, spense il telefono e partì.

"Studio medico."
"Tore?"
"La sento male. Mi dica."
"Ho un grande problema: sono senza mani."
"Indubbiamente un problema."
"Sono un pianista."
"Allora il problema è grande davvero. Venga a trovarmi e vediamo cosa posso fare."

Il pianista si presentò allo studio e il dottore non poté non notare che la mani erano entrambe al loro posto, e sembravano funzionare alla perfezione.
"Sono senza mani", ribadì il pianista.
Un dottore normale avrebbe comprensibilmente pensato a uno scherzo, o a qualche problema psichiatrico, ma questo non era un dottore normale, anzi si vantava spesso per la sua capacità di capire i problemi dei pazienti nonostante le loro pessime descrizioni dei sintomi. Così prese la questione seriamente e si mise a pensare.
"Mi ha detto che lei è un pianista."
Il pianista annuì. "Lo ero fino a una settimana fa, prima della vacanza. Ma ora sono senza mani."
"Come se ne è accorto?"
"Tornato a casa mi sono riseduto al pianoforte, e mi sono reso conto di essere senza!"
Nel vederlo gesticolare con naturalezza il dottore si rese conto che c'era qualcosa che gli stava sfuggendo.
Si prese qualche altro momento per pensare. Gli venne un'idea.
"Per caso lei è disperato perché ritiene di essere senza futuro?" gli chiese.
Il pianista quasi si mise a piangere: finalmente qualcuno che l'aveva capito!
"La situazione è molto semplice", gli disse il dottore, scrivendo qualcosa sul foglio delle prescrizioni. "Lei ha perso il DO, ma non se c'è ancora accorto. Quando dice di essere senza mani in realtà sta dicendo di essere senza domani, cioè senza futuro."
"Quindi cosa posso fare?"
Il dottore gli consegnò la prescrizione, che recitava così:
"Un'ora di lezione di musica, livello principiante, per farsi rispiegare dove si trova il DO. Ripetere secondo necessità dopo ciascuna vacanza."